RiEvoluzione Poetica

giovedì 5 ottobre 2017

PATRIMONIO MIGRANTI



 di Marco Cinque

I nostri antichi progenitori hanno iniziato a viaggiare partendo dal continente africano e distribuendosi poi in ogni parte del pianeta. Da allora, sono iniziate quelle migrazioni ininterrotte che continuano ancora oggi, che continueranno domani e ogni altro giorno futuro.
 

Nei viaggi di ciascun migrante però, fin dalla notte dei tempi, non c’è stata solo una semplice voglia di “cambiare aria” o di scoprire qualche nuovo orizzonte, ma più spesso una fuga da contesti drammatici come la povertà, la fame, le carestie, le persecuzioni e le guerre.
 

Dietro ogni singola storia individuale, dietro milioni e milioni di anime costrette loro malgrado a migrare, potremmo trovare tantissime storie di autentico eroismo per tutte le deprivazioni e le difficoltà che hanno dovuto sopportare, solo per poter affermare la propria umanità o per realizzare un’esistenza più decente.

Tra queste migrazioni millenarie, alcune hanno avuto una caratterizzazione economica e/o politica, essendo state decise e organizzate dagli stessi governi e regimi che hanno decretato enormi flussi migratori, trasformatisi poi in tragiche colonizzazioni; queste ultime hanno avuto un carattere violento, devastante ed hanno procurato stermini e genocidi di intere popolazioni: 70 milioni solo tra i nativi del cosiddetto “Nuovo Mondo”, stimati tra il 1492 e la fine del 1500. Considerando gli abitanti dell’intero pianeta di quei tempi, in un solo secolo, queste invasioni hanno quindi cancellato dalla faccia della Terra quasi un quinto dei suoi abitanti complessivi.


Poi ci sono state anche altre migrazioni massicce, come quelle degli schiavi africani, che evidentemente non sono state “volontarie” come le altre ma sono invece state frutto di feroci deportazioni che hanno macchiato di sangue e di vergogna la storia dell’umanità.
 

Oggi, i Paesi arricchitisi con le vampiresche politiche coloniali, sono a loro volta diventati meta per milioni di migranti provenienti dagli stessi luoghi invasi, derubati, spossessati, devastati e impoveriti dalle orde dei conquistadores europei.


I muri di ogni genere che attualmente si erigono per respingere e/o rinchiudere gli immigrati, rappresentano la vergognosa negazione di ogni responsabilità da parte dei Paesi arricchitisi a svantaggio di quelli così a lungo depredati di beni e risorse.


Nel caso dell’Italia le responsabilità sono persino doppie, dal momento che le sue politiche nefaste hanno prodotto sia emigrazione che immigrazione; sia flussi di poveri e disoccupati che vanno, sia masse di disperati e perseguitati che vengono. Ma in rapporto al numero percentuale dei suoi abitanti l’Italia è il paese che più di ogni altro ha emigrato: Solo tra il 1860 e il 1885, infatti, sono state registrate più di 10 milioni di partenze dall'Italia e, nell'arco di poco più di un secolo, un numero quasi equivalente all'ammontare della popolazione che vi era al momento della proclamazione del Regno d'Italia (23 milioni nel primo censimento italiano) si trasferì in quasi tutti gli Stati del mondo occidentale e in parte del Nordafrica.
 

Chi può ora arrogarsi il diritto di rifiutare i cittadini stranieri mentre pretende che gli altri accettino i propri? Chi può permettersi l’indignazione per le discriminazioni riservate ai propri emigranti ma, a sua volta, discriminare gli immigrati? Chi può pensare che i diritti civili e umani debbano valere solo per chi parte e non per chi arriva?


Quando capiremo che il diritto di cittadinanza andrebbe abolito e che dovremmo essere promossi tutti/e cittadini/e del mondo con pari dignità, invece che restare cittadini/e di questo o quel paese, vale a dire persone di serie A e persone di serie B, solo allora le migrazioni smetteranno finalmente di essere considerate un problema e saranno invece una risorsa, una ricchezza, una necessità e un patrimonio inestimabile per l’intera umanità.